
REPORT DELLA SERATA DI MIMESI – GIOVEDÌ 20 NOVEMBRE 2025
TRACCIA:
- Togliersi la vita: onorare la Forza, la Disperazione che può portare un uomo a togliersi la vita;
- L’Amore tra un figlio e una Madre;
- L’Escluso: ogni nostro movimento è una richiesta di affettività.
Ogni mimesi è un romanzo, contiene sempre da un lato la sofferenza di qualcuno e dall’altro lato la necessità di appartenere, sentirsi uno dentro l’altro.
Nella prima mimesi abbiamo realizzato un “esperimento”; all’interno di una famiglia a volte, chi più è coinvolto nel reggere un problema, non ha tempo per attuare manovre di recupero, è troppo immerso dal campo; qui può intervenire un parente; in questo caso abbiamo cercato di dare massimo spazio alla percezione e non alle spiegazioni del parente richiedente, per non lasciarci trascinare altrove; l’obiettivo era il sistema e non la richiesta; sapevamo solo che il lavoro era rivolto verso un ragazzino troppo sensibile; dalla meditazione son emerse due figure femminili; le mettiamo nel campo; immediatamente una delle due entra in uno stato di sofferenza, profondo, chiude subito gli occhi, tutti comprendiamo che è attratta dalla morte, si inginocchia; l’altra femmina cerca di aiutarla ma senza risultato, cammina nervosamente su e giù a testimonianza della sua disperazione, della sua impossibilità ad agire; poniamo un maschio a terra, immediatamente la donna inginocchiata si corica a fianco del maschio e si assopiscono, entrano nel mondo dei morti; invito il richiedente a entrare nella bolla, a prendere contatto con queste anime; il richiedente e la donna in piedi si abbracciano; lascio un po’ di tempo al richiedente di prendere contatto anche con le due anime a terra e chiudiamo la mimesi; il richiedente confessa poi, alla fine, che nella famiglia del padre del ragazzo due persone si erano tolte la vita; la invito dunque a pregare per queste anime, andando qualche volta in chiesa per rinforzare il messaggio emerso dalla mimesi; nell’arco della serata, son rimasto affascinato dal modificarsi della mimica del volto del richiedente, da perplessa a innamorata dalla forza di ciò che è emerso nella serata.
Nella seconda mimesi abbiamo affrontato la relazione tra il lavoro, la vita e il denaro; la percezione fu che vi era una forza maschile che contrastava il movimento; mettiamo dunque in scena due campi di forza maschili; si guardano; uno resta fermo nel suo intento: guarda avanti incurante dell’altro; l’altro si sposta e barcolla senza forza sulle sue gambe; poniamo allora un campo di forza femminile, davanti al maschio fermo e rigido; immediatamente i due restano come calamitati, si guardano senza pause, sino a quando la donna va verso il maschio e si prendono per mano; a passo lento entrambi si spostano verso l’altro maschio traballante, il quale, si abbraccia con la donna, come fossero una coppia che guardano il proprio figlio; a questo punto invito il richiedente a entrare nella bolla e prendere contatto con queste anime e riconoscere loro quanto abbiano sofferto, d’istinto invito il richiedente a dire all’uomo/figlio: “ora capisco quanto hai sofferto per tua Madre, scusa”; alla fine della mimesi, dopo qualche minuto di pausa, il richiedente inizia a percepire chi potessero essere quelle anime rappresentate, e con volto dolce e commosso mi dice “ho visto mio fratello”. Nella mia esperienza di vita, e di lavoro, ho sempre notato quanto sia importante vedere e percepire i nostri fratelli e i fratelli dei nostri genitori soprattutto nell’ambito del lavoro. Onorarli e permettere loro di manifestarsi per ciò che sono e per il ruolo che hanno nella nostra famiglia.
Nella terza mimesi, la richiesta era il rapporto difficoltoso tra una madre ed una figlia; nella meditazione avevo percepito un campo intenso femminile, richiedente spazio; mettiamo in scena due campi di forza femminili; il tempo che queste due anime si vedono, e già si abbracciano, si sorridono; la percezione è che manca qualcosa; metto un altro campo di forza femminile; appare immediatamente la sofferenza; la terza donna apre e chiude gli occhi, è dentro il suo dolore, guarda le altre due con la sofferenza di chi viene o si sente escluso; diamo tempo al movimento di emergere, e le due donne finalmente vedono la donna sofferente e si girano verso di lei; ora diamo tempo alla donna sofferente di andare verso le altre due; non è stato facile, un misto di micro movimenti, ripensamenti, di avanzare e indietreggiare; finalmente la donna sofferente si lascia accogliere e penetra tra le altre due appoggiandosi al loro petto in un divenire di pianto e riso; invito la richiedente a entrare nella bolla, a dire alla donna: “ora finalmente ti vedo”; quante donne della famiglia della richiedente potevano nascondersi in quella sofferenza, in quella sensazione di “non mi sento vista da mia madre, mi sento esclusa dal suo mondo, non mi sento approvata da mia madre”? quante volte, pensando al bene verso i nostri figli, adottiamo mille strategie educative e perdiamo il contatto emotivo? essendo un argomento estremamente importate, alla fine della mimesi, abbiamo messo in opera un esercizio: imparare a vedersi nei nostri figli e imparare a vedersi nei propri genitori e fu un’idea giusta; alla fine dell’esercizio la richiedente andò ad abbracciare in modo intenso e commovente la rappresentante di sua madre, fu commovente per tutti.
Tutto ciò ha confermato le linee guida che ricaviamo dagli esercizi che pratichiamo all’interno del nostro corso di formazione; ossia: il genitore che non si vede nei propri genitori, non viene visto dai suoi figli.
Un augurio di buona vita a tutti.
Dott. Andrea Penna
