Report della serata mimesi di mercoledì 24 settembre 2025

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REPORT DELLA SERATA DI MIMESI, 24 SETTEMBRE presso il centro di AMNA in Via Cibrario 14 Torino

Traccia:

  • la rabbia, l’irretimento reiterato di un maschio, tra una madre e suo figlio;
  • il Rito dei morti: così in terra, così in cielo; così un antenato nel limbo del giudizio, così un figlio nella rabbia nel qui ed ora;
  • la sindrome gemellare, l’amore che lega due gemelli, anche sino alla morte di entrambi.

Nella mimesi sulla rabbia, è apparso il movimento della disperazione; nella meditazione iniziale, sia io, che la persona richiedente la mimesi, abbiamo percepito che la rabbia fosse una figura maschile, e abbiamo collocato dunque in scena un campo di forza maschile; esso guardava verso l’infinito, gli abbiamo dato il tempo di consolidare l’emozione, poi abbiamo collocato davanti a lui una femmina; tra loro è nato immediatamente un movimento di avvicinamento da parte della rabbia, seguito da un movimento di paura e allontanamento della femmina. La femmina, ad un certo momento, si è fermata e ha chiuso gli occhi, anche lei in difficoltà, il maschio ha iniziato a girarle in tondo, e poi ha portato il suo sguardo verso il basso; collochiamo immediatamente un rappresentante di una figura mancata; aumenta la disperazione nel rappresentante della rabbia, che si inginocchia davanti al morto e si corica al suo fianco, inizialmente lamentandosi e poi chiudendo anch’egli gli occhi. Li, tutti abbiamo percepito che dietro la rabbia, sovente si nasconde la disperazione, anzi la disperazione stessa alimenta la rabbia. Dall’altra parte, abbiamo compreso che dietro la paura c’era l’impossibilità ad agire. Il non saper dove collocarci, l’impossibilità a muoverci, alimentano la paura. Tutti ci siamo poi accovacciati al fianco di queste tre anime, condividendo il loro dolore, e amorevolmente accompagnandole verso la morte, aiutarle a morire in pace. La netta sensazione che tutti abbiamo avuto, spettatori e rappresentanti, che dietro ad ogni agire, anche nella rabbia, vi è un amore soffocato.

Nella seconda mimesi abbiamo messo in scena due campi di forza, uno maschile ed uno femminile, ove la femmina, in più riprese, provoca il maschio, che anzi si ritrae; percepiamo che il maschio contiene un qualcosa che non gli permette di entrare nel suo ruolo e di condividere la sua vita con altri, come avesse una voce interna “io non posso, io non merito”. Mettiamo in scena la sua disperazione, ma poco cambia. Invito allora il richiedente a collocarsi davanti a questo maschio e dirgli “stai tranquillo … ora finalmente ti vedo“, quasi come sorreggerlo dal peso del suo senso di colpa che lo ha portato alla impossibilità ad agire; qui qualcosa si muove, gli occhi del maschio si modificano, e il richiedente inizia spontaneamente a descrivere un suo Antenato orfano di entrambi i genitori, aggressivo e violento, pesantemente giudicato dai vari parenti. Tutti abbiamo la sensazione, che forse, il maschio rappresentato è l’anima di tale Antenato, con tutta la sua vergogna, fermo e immobile. Alla fine, il rappresentante e il maschio si abbracciano, e il rappresentante spontaneamente abbraccia il maschio come fosse un suo figlio, lo accoglie nelle sue braccia e le accarezza il capo; alla fine della mimesi commentiamo questo movimento estremamente romantico: il richiedente per un attimo, si è trasformato in genitore del campo di forza maschile, ossia ha riempito il vuoto che c’era tra questo suo Antenato e i suoi genitori biologici, ossia è emerso il movimento mancate affinché questo Antenato potesse morire in pace (il movimento mancato tra un genitore e il figlio, che verrà ripetuto nella vita).

Grazie alla scuola di formazione, abbiamo imparato ad osservare con estrema attenzione questi movimenti, dandogli il giusto peso e comprendendo la miriade di informazione che essi contengono. Dietro ad ogni gesto, c’è sempre una richiesta di attenzione e di affettività.

Un augurio di buona giornata a tutti, e al prossimo incontro.
Dott. Andrea Penna”