La mimesi della mia vita: una nuova tecnica terapeutica per vedere e agire nel nostro tempo e nel nostro spazio.

Scritto da Stefania Farolfi (Naturopata, Life Coach) e Marika Tufani (Dott.ssa in Scienze e tecniche psicologiche).

Il Dr. Andrea Penna (medico chirurgo, omeopata e ricercatore) da quest’anno ha introdotto una nuova tecnica terapeutica, fondata sulla sua trentennale esperienza clinico/medica e la parallela esperienza sulle costellazioni famigliari sistemiche derivanti da Bert Hellinger (vedi articolo precedente).

La mimesi della mia vita si fonda su due punti essenziali: il mito, ovvero l’evento immutabile, così com’è avvenuto, e il rito, cioè un momento di nostro intervento, per integrare il nostro vissuto con quello dei nostri antenati, maturando comprensione e consapevolezza delle nostre origini. Con questo nuovo approccio, il Dr. Penna pone l’attenzione non più sul ruolo, che noi possiamo giudicare giusto o sbagliato, di un nostro consanguineo (madre, padre, fratelli, sorelle, zii, nonni, …), bensì sull’evento accaduto, senza porre giudizio, senza tentare di cambiarlo, osservandolo semplicemente nel suo svolgersi. Il mito è un qualcosa che riguarda un evento accaduto e che pertanto non può essere soggetto a cambiamento. Dunque noi non possiamo fare altro che rimanere spettatori, approvandolo e onorandolo tramite il rito. Il vero atto terapeutico è, infatti, trasformare tutti i protagonisti di tale evento in eroi. Per intenderci come avveniva nel teatro greco, in cui era possibile inscenare la tragedia, solo grazie alla presenza di “un buono e di un cattivo”, dove ognuno svolgeva il proprio ruolo, permettendo così la realizzazione di quell’evento o racconto. Non è quindi possibile porre un atto di giudizio sugli attori che hanno dovuto dar vita al loro personaggio.

La domanda che possiamo porci è: “Qual è il filo conduttore tra noi e ‘gli eroi’ che ci hanno preceduto?”

Riflettendo su tutto ciò, gli ‘eroi che ci hanno preceduto’, cioè gli attori della tragedia, diventano i nostri consanguinei e noi diventiamo il pubblico (spettatori) dell’evento. Il filo conduttore quindi, spiegandolo in riferimento alle scoperte più recenti della fisica quantistica, prende il nome di entanglement. L’entanglement significa letteralmente “intreccio” e descrive il legame presente fra due particelle elementari di materia, in cui inducendo una modifica nella prima, inevitabilmente ed istantaneamente la stessa modifica si verifica anche nella seconda. Si può quindi facilmente presupporre che se questo avviene fra due particelle elementari di materia restate in contatto per alcuni secondi, lo stesso accada fra consanguinei con i quali si condivide un intero corredo genetico ed emotivo. Ecco allora che giudicando l’agire dei nostri parenti e antenati, inevitabilmente ed istantaneamente, giudichiamo anche il nostro agire, ricreando l’irretimento e le tensioni, come un copia in colla, di ciò che è avvenuto in passato, non ponendo in questo modo mai fine alla “tragedia”. La mimesi della mia vita mediante il rito permette di chiudere con il passato, riconoscendo il diritto a tutti coloro che ci hanno preceduto, di aver agito come hanno agito, trasformandoli così nei nostri eroi. In breve tempo si allentano le tensioni e si facilita l’acquisizione e l’interiorizzazione delle informazioni che questi eventi trasportano, da generazioni in generazioni, per dar forza evolutiva al sistema di cui noi oggi siamo i porta voce.

La mimesi della mia vita è allora un nuovo modo di vedere, percepire e comprendere amorevolmente il sistema famigliare e la nostra vita, per acquisire un nuovo agire ricco di forza vitale e propositiva.
Buona mimesi della mia vita a tutti voi.