La nostra critica e la nostra capacità nel vedere, interpretare e approcciare sia il mondo reale e sia il mondo religioso, nasce dalla mescolanza della percezione emotiva che ognuno di noi ha avuto nella vita embrionale e la percezione emotiva che nostra Madre aveva del mondo che la circondava durante la nostra gravidanza.
Il rapporto tra noi/embrione e il corpo di nostra Madre diviene il nostro archetipo interpretativo di ciò che noi definiremo “mondo reale”, il mondo concreto, lo Yin, questo archetipo rappresenta tutto quello che noi per cultura definiamo e chiamato “la scienza”, quello che storicamente era la fisica newtoniana o la chimica del 1800.
Il rapporto e il tempo mio trascorso tra nostra Madre e il mondo che la circondava durante la nostra gravidanza, noi/embrione lo percepiremo e lo memorizzeremo come il “mondo mistico o religioso”, la parte non concreta delle cose, il mondo Yang, l’altro; questo archetipo rappresenta tutto quello che noi per cultura definiamo come impercettibile, interpretabile, è la fisica quantistica, è lo studio dei campi magnetici, dei campi gravitazionali, tutti basati sulla percezione indeterminabile del campo energetico delle cose.
Le “Costellazioni Familiari Sistemiche” secondo il metodo insegnato da Hellinger o le “Mimesi della nostra vita”, variante da me ideata in base alle mie esperienze, ci permettono di osservare e misurare tali ipotesi interpretative del nostro vivere.
Tali tecniche infatti ci permettono di concretizzare azioni o emozioni memorizzate nel nostro corpo, nelle nostre unità funzionali organiche, ghiandolari e nervose e osservarle nel loro movimento, utilizzando, simil teatro greco, persone che rappresentano il piano della nostra ricerca (emozioni, antenati, malattie), lasciati liberi di muoversi con movimenti spontanei. Come nel teatro antico greco, ove ogni attore seguiva un canovaccio, e dunque, durante la rappresentazione, lentamente si impregnava e immedesimava nel ruolo del personaggio che andava a interpretare, ed entrava senza volere e senza sapere in un archetipo comportamentale, così anche nelle Mimesi, il rappresentante entra, indipendentemente dalle sue conoscenze, nel campo emotivo di ciò che andrà a rappresentare, entrerà in risonanza con qualcosa che le appartiene e con qualcosa che non le appartiene. Nell’arco di centinaia di anni, i Greci notarono che ogni attore recitava e rappresentava i vari Dei, utilizzando sempre medesimi archetipi. Stessa osservazione la notò anche lo stesso Jung, molti dei suoi pazienti, nella descrizione del mondo e delle loro emozioni, anche se totalmente ignari della mitologia greca, la riproducevano.
Ciò sta ad indicare che esistono riflessi o canovacci comportamentali che ci guidano e creano i nostri modelli di vita di relazione; ogni elemento che ruota intorno a noi, durante la vita embrionale, rappresenterà un mito, e ci accompagnerà per tutta la nostra vita.