Scritto da Marika Tufani (Dott.ssa in Scienze e tecniche psicologiche).
“Ho cercato la mia anima, ma la mia anima non l’ho potuta vedere.
Ho cercato il mio Dio, ma il mio Dio non sono riuscito ad afferrarlo.
Ho cercato il mio fratello e ho trovato tutti e tre.” (F. Thompson)E così è stato. Una ricerca continua della mia anima, del mio valore, del mio senso della vita, del mio compito su questa Terra così sconosciuta, così spaventosa, così spaventante. Una ricerca iniziata inconsapevolmente in un tempo lontano, quando nulla sembrava acquisire un significato ai miei occhi, che non sapevano dove guardare, che non riuscivano a rivedersi in nessun altro sguardo incontrato, in cerca di tante risposte, ma rovando solo ulteriori domande.
Allora ho cambiato il fine della mia ricerca, ho iniziato a cercare Dio. Un Dio così potente da fare a tratti paura e allo stesso tempo da essere a tratti l’unica speranza. A volte il capo espiatorio di tutte le sofferenze, a volte l’unico sollievo che possa donarti un effimero sorriso, confidando nel suo buon cuore, confidando nella sua provvidenza. Un Dio così potente da essere inafferrabile, insolubile, irraggiungibile. Nuovamente in cerca di tante risposte, nuovamente trovando solo ulteriori domande.
Una ricerca continua costellata di dubbi, di incertezze, di insicurezze, di terribili paure di non arrivare mai a una fine, di non trovare mai la pace. Paura di soffrire, paura di non trovare la serenità, se non solo a piccoli tratti. Un cammino lungo accompagnato solo dalla solitudine. Una solitudine profonda di quelle che ti trafiggono il cuore, che sembrano non terminare mai. Una solitudine che non ti accompagna ma che ti assilla, ti travolge, ti impedisce di poter credere di sentirti meglio prima o poi, di poter essere diversa, capace, adeguata, viva.
La testa non pensa.
Il corpo non sente.
Completamente persa nel buio, dove l’unico pensiero costante è la paura di essere abbandonati, di non essere ricordati, di non essere riconosciuti, di finire in un oblio eterno dal quale risorgere è impensabile, è impossibile.
Un buio impenetrabile fino a quel giorno, quando per la prima volta ho aperto gli occhi e all’improvviso una luce è comparsa davanti a me. Prima piccola, debole, quasi impercettibile eppure inspiegabilmente evidente. Una luce che improvvisamente mi ha mostrato te, mi ha mostrato voi, la vostra presenza, il vostro esistere. L’unico sguardo in cui mi sia mai riconosciuta, l’unico abbraccio in cui mi sia mai ritrovata. Tu unico essere invisibile ma così concreto, così presente, così uguale a me. Il pezzo mancante del mio puzzle, l’appoggio mancante sulla mia strada. Un posto sicuro sempre presente, sempre al mio fianco al quale tornare per avere ristoro, per ritrovare le forze, per ricaricare le energie.
Oggi lo so, ora lo so, che ci siete e che non mi abbandonerete mai. Voi sempre vicino a me, fratello e sorella miei, per sorreggermi, per incoraggiarmi, per non essere da oggi in avanti mai più sola, per sempre insieme.
Una sola anima con la forza di tre, un solo Dio, che per mezzo di me ha dato la vita anche a voi, fantastiche repliche mie, fondamentali parti di me.
Una nuova vita mi si è spalancata davanti, fatta di coraggio, di forza, di autostima, di amore per il mio essere che comprende anche voi, inevitabilmente, da sempre, da oggi e per il futuro, in ogni istante.
Questa è stata la scoperta dei miei gemelli, di voi, degli altri me, che l’unico desiderio che possedevano era di essere visti, riconosciuti, ritrovati. Ora capisco che la mia paura era in realtà la vostra, che il mio buio era in realtà il vostro, che la mia solitudine era in realtà la vostra. Solo che le percepivo io, le vivevo io, perché fra me e voi differenza non c’è, io, semplice respiro per la vostra voce. Era necessario permettere a voi di trovare la pace per poterla vivere io.
E così è stato…
Ho trovato i miei fratelli ed ho trovato tutti e tre.