Il cibo e le malattie croniche

Un articlo del Dott. Andrea Penna

L’agire verso il cibo, in linea di massima, rappresenta un agire o controllare il campo di forza che c’è tra noi e nostra Madre (ricordiamoci che ereditiamo l’emotività dei nostri Antenati, dunque conteniamo anche il campo di forza dei nostri Antenati rispetto alle loro Madri). Noi possiamo agire verso nostra Madre in mille modi: parlandole, scrivendole, o controllandola per mezzo del cibo. Noi nell’utero mangiamo del sangue di nostra Madre.

Lei simbolicamente è la nostra prima fonte di vita, è il terreno da cui traiamo il nostro cibo, in base all’immagine emotiva di Lei, noi ci rapporteremo col cibo.
Saremo attirati verso il dolce se abbiamo un vuoto di Lei, se abbiamo bisogno della sua coccolina; saremo attirati dal salato se abbiamo bisogno di forza per affrontarla, la forza del Padre per essere noi al servizio di nostra Madre. In linea di massima ho visto che un nostro agire rispettoso verso l’ambiente che ci circonda racchiude dentro di sé un buon senso di appartenenza e rispetto verso i nostri consanguinei fratelli e inevitabilmente Madre e Padre, ove la Madre è la Terra con tutti i suoi prodotti e il Padre è il cielo. Gli animali rappresentano i Fratelli nati e non nati; rispettare gli uni è rispettare gli altri. L’eccesso, da un lato o dall’altro, è in ogni caso corretto, è figlio di un Segreto dei nostri Antenati, di un qualcosa che loro malgrado purtroppo han vissuto e noi karmicamente estinguiamo col nostro agire compensativo.

La comparsa di malattie croniche degenerative importanti, quali il cancro o simili, sono la conseguenza estrema di un qualcosa per noi inaccettabile; tutti noi viviamo per nostra Madre. Non accettare il Destino di nostra Madre nel suo bene e difficoltà inevitabilmente ci porta a vivere e morire per Lei. Biologicamente vivere o morire per nostra Madre sono la stessa cosa. Morendo noi salviamo il corpo di nostra Madre. Quando noi siamo nell’utero di nostra Madre noi siamo un suo organo; biologicamente ogni organo tende spontaneamente a sacrificarsi per salvare il tutto. Simbolicamente un organo muore per tutti gli altri; questa è la spinta emotiva che guida ognuno di noi in modo più o meno estremo. Tale archetipo con mportamentale Hellinger lo chiama “vivere per la vita”, c’è un momento in cui dobbiamo decidere ove posizionare questo obiettivo: in nostra Madre, in Noi, sui nostri Figli, nel Lavoro.

Onorare la Madre è onorare il suo Destino e dunque assisterla amorevolmente senza morire per Lei ma anzi vivendo in sua memoria.

È una spiegazione biologica di un sentire, e io direi in modo estremo, di come una cellula e un organo possano amare il corpo da cui derivano e appartengono. Noi deriviamo e per nove mesi circa apparteniamo al corpo di nostra Madre e dunque amorevolmente dentro di noi permarrà questo amore biologico estremo verso di Lei. Vivere e morire pur di proteggerla e garantire lei la sopravvivenza. Se noi riusciamo a vedere nostra Madre dentro di noi, dentro il nostro corpo, proietteremo tale amore biologico sul nostro corpo (il corpo è lo YIN ossia la Madre), amare e proteggere il nostro corpo diventa garantire nel tempo la sopravvivenza di nostra Madre dentro di noi e nei nostri discendenti, che contengo il sangue del sangue del corpo di nostra Madre. “Vivere per la vita”, in quanti modi possiamo dunque vivere per nostra Madre?

La mia risposta è vivere.