Report della serata mimesi di giovedì 20 novembre 2025

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REPORT DELLA SERATA DI MIMESI – GIOVEDÌ 20 NOVEMBRE 2025
TRACCIA:
  • Togliersi la vita: onorare la Forza, la Disperazione che può portare un uomo a togliersi la vita;
  • L’Amore tra un figlio e una Madre;
  • L’Escluso: ogni nostro movimento è una richiesta di affettività.
Ogni mimesi è un romanzo, contiene sempre da un lato la sofferenza di qualcuno e dall’altro lato la necessità di appartenere, sentirsi uno dentro l’altro.
Nella prima mimesi abbiamo realizzato un “esperimento”; all’interno di una famiglia a volte, chi più è coinvolto nel reggere un problema, non ha tempo per attuare manovre di recupero, è troppo immerso dal campo; qui può intervenire un parente; in questo caso abbiamo cercato di dare massimo spazio alla percezione e non alle spiegazioni del parente richiedente, per non lasciarci trascinare altrove; l’obiettivo era il sistema e non la richiesta; sapevamo solo che il lavoro era rivolto verso un ragazzino troppo sensibile; dalla meditazione son emerse due figure femminili; le mettiamo nel campo; immediatamente una delle due entra in uno stato di sofferenza, profondo, chiude subito gli occhi, tutti comprendiamo che è attratta dalla morte, si inginocchia; l’altra femmina cerca di aiutarla ma senza risultato, cammina nervosamente su e giù a testimonianza della sua disperazione, della sua impossibilità ad agire; poniamo un maschio a terra, immediatamente la donna inginocchiata si corica a fianco del maschio e si assopiscono, entrano nel mondo dei morti; invito il richiedente a entrare nella bolla, a prendere contatto con queste anime; il richiedente e la donna in piedi si abbracciano; lascio un po’ di tempo al richiedente di prendere contatto anche con le due anime a terra e chiudiamo la mimesi; il richiedente confessa poi, alla fine, che nella famiglia del padre del ragazzo due persone si erano tolte la vita; la invito dunque a pregare per queste anime, andando qualche volta in chiesa per rinforzare il messaggio emerso dalla mimesi; nell’arco della serata, son rimasto affascinato dal modificarsi della mimica del volto del richiedente, da perplessa a innamorata dalla forza di ciò che è emerso nella serata.
Nella seconda mimesi abbiamo affrontato la relazione tra il lavoro, la vita e il denaro; la percezione fu che vi era una forza maschile che contrastava il movimento; mettiamo dunque in scena due campi di forza maschili; si guardano; uno resta fermo nel suo intento: guarda avanti incurante dell’altro; l’altro si sposta e barcolla senza forza sulle sue gambe; poniamo allora un campo di forza femminile, davanti al maschio fermo e rigido; immediatamente i due restano come calamitati, si guardano senza pause, sino a quando la donna va verso il maschio e si prendono per mano; a passo lento entrambi si spostano verso l’altro maschio traballante, il quale, si abbraccia con la donna, come fossero una coppia che guardano il proprio figlio; a questo punto invito il richiedente a entrare nella bolla e prendere contatto con queste anime e riconoscere loro quanto abbiano sofferto, d’istinto invito il richiedente a dire all’uomo/figlio: “ora capisco quanto hai sofferto per tua Madre, scusa”; alla fine della mimesi, dopo qualche minuto di pausa, il richiedente inizia a percepire chi potessero essere quelle anime rappresentate, e con volto dolce e commosso mi dice “ho visto mio fratello”. Nella mia esperienza di vita, e di lavoro, ho sempre notato quanto sia importante vedere e percepire i nostri fratelli e i fratelli dei nostri genitori soprattutto nell’ambito del lavoro. Onorarli e permettere loro di manifestarsi per ciò che sono e per il ruolo che hanno nella nostra famiglia.
Nella terza mimesi, la richiesta era il rapporto difficoltoso tra una madre ed una figlia; nella meditazione avevo percepito un campo intenso femminile, richiedente spazio; mettiamo in scena due campi di forza femminili; il tempo che queste due anime si vedono, e già si abbracciano, si sorridono; la percezione è che manca qualcosa; metto un altro campo di forza femminile; appare immediatamente la sofferenza; la terza donna apre e chiude gli occhi, è dentro il suo dolore, guarda le altre due con la sofferenza di chi viene o si sente escluso; diamo tempo al movimento di emergere, e le due donne finalmente vedono la donna sofferente e si girano verso di lei; ora diamo tempo alla donna sofferente di andare verso le altre due; non è stato facile, un misto di micro movimenti, ripensamenti, di avanzare e indietreggiare; finalmente la donna sofferente si lascia accogliere e penetra tra le altre due appoggiandosi al loro petto in un divenire di pianto e riso; invito la richiedente a entrare nella bolla, a dire alla donna: “ora finalmente ti vedo”; quante donne della famiglia della richiedente potevano nascondersi in quella sofferenza, in quella sensazione di “non mi sento vista da mia madre, mi sento esclusa dal suo mondo, non mi sento approvata da mia madre”? quante volte, pensando al bene verso i nostri figli, adottiamo mille strategie educative e perdiamo il contatto emotivo? essendo un argomento estremamente importate, alla fine della mimesi, abbiamo messo in opera un esercizio: imparare a vedersi nei nostri figli e imparare a vedersi nei propri genitori e fu un’idea giusta; alla fine dell’esercizio la richiedente andò ad abbracciare in modo intenso e commovente la rappresentante di sua madre, fu commovente per tutti.
Tutto ciò ha confermato le linee guida che ricaviamo dagli esercizi che pratichiamo all’interno del nostro corso di formazione; ossia: il genitore che non si vede nei propri genitori, non viene visto dai suoi figli.
Un augurio di buona vita a tutti.
Dott. Andrea Penna

Dovevamo anti-dotare la proteina Spike

Salve a tutti, riporto un articolo trovato nella pagina Facebook del Prof. Paolo BELLAVITE.

Questo articolo riporta il primo caso segnalato di carcinoma con all’interno la proteina Spike inserita col vaccino COVID-19 a RNA. Questa è una ulteriore conferma che tutto ciò che è accaduto nel 2021 e 2022 deve assolutamente farci riflettere, e mi rivolgo soprattutto ai miei colleghi medici; abbiamo peccato di superficialità.

Io avevo tenuto una conferenza on line, poi oscurata, ove descrivevo che i virus “naturali” sono un valido mezzo a disposizione di Madre Natura per indurre un passaggio di materiale genomico tra una forma vivente ad un’altra; tale meccanismo ha permesso a tutti noi di sopravvivere a molteplici catastrofi climatiche. La variazione genetica è il primo atto per permettere la nascita di una nuova specie di animali e batteri resilienza al variare dell’ambiente. L’evoluzione non è mai stata lineare, ma a scalini, probabilmente grazie alla presenza dei virus, che non sono altro che semplicissime “scatole” di trasporto di DNA da un animale ad un’altro.

In quegli anni avevo anche creato un protocollo utilizzando prodotti omeopatici (medicinali in grado di annullare gli effetti patogeni di veleni) scrivendo al Ministero della Salute, ipotizzando che l’unica terapia era affrontare la pandemia, non come infezione virale, ma come fosse una intossicazione da un veleno, che era poi la proteina spike (la proteina spike crea un danno vascolare simile a determinati veleni di serpenti, la cosiddetta Coagulazione Intravascolare Disseminata o CID).

Dovevamo anti-dotare la proteina, invece cosa abbiamo fatto? l’abbiamo iniettata a centinaia di milioni di persone. Era scontato che il COVID-19 era un esperimento di laboratorio, non eravamo davanti ad una catastrofe climatica da giustificare la comparsa di un nuovo virus, così come il vaccino era un esperimento da laboratorio.

Per chi ha memoria, il vaccino consisteva in una capsula di fosfolipidi (ossia una capsula virale sintetica) con del mRMA, ossia, il vaccino non era altro che un virus sintetico creato in laboratorio, il cui ruolo era istruire il nostro corpo a produrre la proteina spike, e così è stato.

Questi tipi di vaccini DEVONO ESSERE ASSOLUTAMENTE MESSI AL BANDO e non essere più utilizzati. Devono essere abbandonati, non perché poco sperimentati, ma perché sicuramente molto sperimentati, ed ad alti livelli sanno perfettamente del rischio, ma la sperimentazione giustifica il tutto, ma deontologicamente non deve essere così per noi medici.

Questo ragionamento non vuole essere un NO ALLE VACCINAZIONI, è giusto che ognuno scelga la propria strada terapeutica, sono contrario all’obbligo e soprattutto all’utilizzo di vaccini con mRNA, che possono modificare il patrimonio genico delle persone.

Questo è un appello soprattutto a noi medici, dobbiamo attentamente valutare il contenuto di ciò che andiamo ad inoculare, preservando il principio delle vaccinazioni introdotto da Edwar Jenner (Medico, nato a Berkeley, Gloucestershire, 1749 – ivi 1823. Ha il merito di aver propugnato e attuato per primo la vaccinazione antivaiolosa. Jenner giunse in base all’osservazione che le persone guarite di vaiolo bovino, o vaccino, malattia benigna nell’uomo, non ammalavano di vaiolo umano). Secondo questo principio originale, il vaccino agisce se viene iniettato un agente infettivo attenuato, o simile a quello patogeno per l’uomo. L’agente iniettato non deve essere patogeno per l’uomo e cosi, invece di trasmettere la malattia, si ottiene solamente una risposta del sistema immunitario adeguato. Lo stesso Jenner constatò che iniettando il vaiolo umano, le persone contraevano la malattia e perivano; i contadini che lavoravano a contatto di animali infetti non si ammalavano di vaiolo; come sempre le più grandi scoperte nascono per caso.

La cosa che mi ha maggiormente indignato dell’articolo citato, è che le aziende non avevano reso pubblica la sequenza RNA del loro plasmide, per questo molti ricercatori in quegli anni avevano dichiarato che non l’avrebbero iniettato e non se lo sarebbero fatto iniettare.

Dr. Andrea Penna

Relazione del Prof BELLAVITE:
“Per la prima volta c’è una PROVA del fatto che un frammento del plasmide vaccinico si è inserito nel DNA umano. Precisamente è stato rintracciato nelle cellule di un tumore aggressivo della vescica di una donna di 31 anni.
Il plasmide è un anello di DNA che contiene la sequenza della proteina spike, che serve a fabbricare il “vaccino” e rimane nel prodotto come residuo.
Il segmento inserito di 20 basi non può essere là per caso.
Gli autori prudentemente affermano che un caso singolo non è una prova che la vaccinazione “causa” il cancro, ma spiegano bene perché ciò potrebbe verificarsi.
Il segmento inserito nelle cellule sconvolge i sistemi di controllo della moltiplicazione cellulare e il cancro si sviluppa velocemente.”

Per chi volesse approfondire, questo è il link dell’articolo di cui parla il Prof P. BELLAVITE.

Ecco una veloce traduzione dell’articolo:
Il carcinoma della vescica è raro nelle donne giovani, e le presentazioni in stadio avanzato sono eccezionalmente insolite. Riportiamo un caso de-identificato di una donna di 31 anni, precedentemente sana, che ha sviluppato un carcinoma vescicale in stadio IV a progressione rapida entro 12 mesi dal completamento di una serie di tre dosi del vaccino mRNA Moderna (maggio 2021, giugno 2021, dicembre 2021).

Risultati del caso:
È stata eseguita una profilazione multi-omica completa utilizzando PBIMA (Molecular Surveillance and Individualized Targeted Immunotherapy Peptide Editing) e REViSS (Spike-associated Transcriptional/Translational Instability Surveillance), comprendente analisi del DNA tumorale circolante derivato dal plasma, dell’RNA del sangue intero e della proteomica degli esosomi urinari.
Sono state identificate espressioni geniche disgregate nei geni driver oncogenici (KRAS, ATM, MAPK1, NRAS, CHD4, PIK3CA e SF3B1), segnali accessori di promozione tumorale (TOP1, PSIP1 ed ERBB2) e un’evidenza diffusa di instabilità genomica con compromissione della riparazione del DNA (ATM, MSH2).
Nel DNA tumorale circolante è stata identificata una lettura chimerica ospite–vettore mappata su chr19:55,482,637–55,482,674 (GRCh38), nel citobando 19q13.42, situata a circa 367 kb a valle del sito canonico “safe harbor” AAVS1 e 158 kb a monte di ZNF580, al margine prossimale del cluster genico zinc-finger (ZNF).
Questa sequenza si è allineata con identità perfetta (20/20 bp) a un segmento (basi 5905–5924) all’interno della regione codificante Spike ORF (open reading frame) (basi 3674–7480) del plasmide di riferimento DNA Pfizer BNT162b2 (accesso GenBank OR134577.1), nonostante la paziente avesse ricevuto solo vaccinazioni Moderna.
Questo apparente paradosso è spiegato dal fatto che entrambe le piattaforme vaccinali condividono sequenze Spike ORF simili nel cassette di espressione; poiché Moderna non ha depositato la sequenza del proprio plasmide proprietario nel database NCBI, BLAST utilizza come riferimento pubblicato più vicino quello di Pfizer.
Il sito di integrazione era localizzato al di fuori del “safe harbor” canonico AAVS1 e in una regione regolatoria densa di geni e soggetta a ricombinazione, sollevando preoccupazioni per potenziali disfunzioni trascrizionali, formazione di trascritti di fusione e potenziale oncogeno.
La probabilità che una sequenza casuale di 20 basi corrisponda perfettamente a un bersaglio predefinito è di circa 1 su un trilione, rendendo questo allineamento statisticamente significativo e altamente improbabile come artefatto casuale.

Conclusioni
Questo caso sentinella rappresenta la prima evidenza documentata di integrazione genomica di materiale genetico derivato da un vaccino a mRNA in un soggetto umano, documentando un’associazione temporale tra vaccinazione COVID-19 a mRNA e una neoplasia aggressiva, un’evidenza multi-omica riproducibile di segnalazione oncogenica e un evento di integrazione vettore–ospite in una regione non sicura.
Sebbene la causalità non possa essere stabilita da un singolo caso, la convergenza di (i) stretta prossimità temporale alla vaccinazione, (ii) integrazione genomica di un frammento genico Spike derivato dal plasmide vaccinale, e (iii) instabilità trascrittomica e proteomica coerente attraverso i biospecimen rappresenta un pattern altamente insolito e biologicamente plausibile.
Questi risultati sottolineano la necessità urgente di una sorveglianza genomica sistematica, di una validazione ortogonale mediante sequenziamento a lettura lunga e di studi su coorti più ampie per definire con rigore l’impatto delle piattaforme vaccinali a mRNA sintetico sull’integrità del genoma e sul rischio oncologico.

Report della serata mimesi di giovedì 9 ottobre 2025

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REPORT SERATA MIMESI – GIOVEDÌ 9 OTTOBRE 2025
Traccia delle mimesi:
  • un Padre che chiede di essere visto: “Quando vuoi, puoi tornare a casa”;
  • un morto, la paura di essere rifiutati; quanto un senso di colpa può portarci a rinunciare alla vita;
  • L’importanza del Rito dei Morti;
  • La comunicazione non verbale tra Genitori e Figli.
Nella prima mimesi il tema era il rapporto madre e figli maschi. Lasciamo che la mimesi porti in luce il movimento, ed appare un padre davanti ad un figlio, appare la disperazione di un padre non visto, sino alla pazzia, e di quanto la sua esclusione crei un blocco ai figli nell’affrontare la vita. Collochiamo una figura femminile che assume il ruolo di madre e si colloca a fianco del figlio. Lo sblocco è avvenuto per mezzo di frasi simboliche dette dal richiedente verso il padre e verso la madre; immediatamente tra i due è apparso uno sguardo intenso e amoroso, accompagnato dapprima da un riso liberatorio da parte della madre e poi da un pianto di entrambi; siamo rimasti tutti in silenzio a godere di tale immagine, affinché ogni anima rappresentata raggiungesse la sua pace.
Nella seconda mimesi la richiesta era il rapporto madre e figlia. Mettiamo in scena due immagini femminili, ove appare immediatamente sofferenza, difficoltà, imbarazzo; entrambe le donne faticano a tenere lo sguardo, si percepisce che tra loro c’è qualcosa che le separa, che le impedisce di essere una nell’altra; alla fine lo sguardo va verso il basso, collochiamo un uomo a terra, inizialmente le figure femminili si allontanano dal morto, la sensazione è che c’è un segreto dietro alla morte dell’uomo; diamo tempo alle anime femminili di elaborare, sino a quando, tremanti si sdraiano a fianco dell’uomo e si chetano. Il senso di colpa può portare sino a rinunciare alla vita, troviamo pace solo morendo insieme alle nostre vittime. Invitiamo il richiedente a entrare nella bolla e accarezzare i rappresentanti di tali anime, le loro mani immediatamente si cercano e si uniscono. Diamo tempo che esse vadano in un sonno di pace, riproduciamo l’antico e arcaico rito dei morti. In silenzio, accompagniamo tali anime nella loro tranquillità. Aiutare un nostro Antenato a morire in pace, significa anche riconciliarlo nel suo segreto, significa anche portare rispetto al suo segreto, al suo destino.
Nelle riflessioni postume di fine serata, abbiamo affrontato l’annoso problema del dialogo emotivo tra un genitore ed un figlio; in quanti modi un genitore può collocarsi davanti ad un figlio, in quanti modi possiamo comunicare emotivamente con un figlio, senza la paura di perderlo. Abbiamo poi approfondito la differenza tra archetipo figlio e archetipo genitore, di come il nostro cervello classifica simbolicamente i vari elementi. A me piace dire che il nostro cervello ragiona per archetipi e comprende per simboli; questa teoria va in accordo col meccanismo di funzionamento dei neuroni specchio; come spiega il Dott. Rizzolatti nei suoi libri, noi conteniamo un vocabolario di simboli in parte innato e in parte appreso che ci permette di decodificare tutto ciò che sta intorno a noi.

Report della serata mimesi di mercoledì 24 settembre 2025

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REPORT DELLA SERATA DI MIMESI, 24 SETTEMBRE presso il centro di AMNA in Via Cibrario 14 Torino

Traccia:

  • la rabbia, l’irretimento reiterato di un maschio, tra una madre e suo figlio;
  • il Rito dei morti: così in terra, così in cielo; così un antenato nel limbo del giudizio, così un figlio nella rabbia nel qui ed ora;
  • la sindrome gemellare, l’amore che lega due gemelli, anche sino alla morte di entrambi.

Nella mimesi sulla rabbia, è apparso il movimento della disperazione; nella meditazione iniziale, sia io, che la persona richiedente la mimesi, abbiamo percepito che la rabbia fosse una figura maschile, e abbiamo collocato dunque in scena un campo di forza maschile; esso guardava verso l’infinito, gli abbiamo dato il tempo di consolidare l’emozione, poi abbiamo collocato davanti a lui una femmina; tra loro è nato immediatamente un movimento di avvicinamento da parte della rabbia, seguito da un movimento di paura e allontanamento della femmina. La femmina, ad un certo momento, si è fermata e ha chiuso gli occhi, anche lei in difficoltà, il maschio ha iniziato a girarle in tondo, e poi ha portato il suo sguardo verso il basso; collochiamo immediatamente un rappresentante di una figura mancata; aumenta la disperazione nel rappresentante della rabbia, che si inginocchia davanti al morto e si corica al suo fianco, inizialmente lamentandosi e poi chiudendo anch’egli gli occhi. Li, tutti abbiamo percepito che dietro la rabbia, sovente si nasconde la disperazione, anzi la disperazione stessa alimenta la rabbia. Dall’altra parte, abbiamo compreso che dietro la paura c’era l’impossibilità ad agire. Il non saper dove collocarci, l’impossibilità a muoverci, alimentano la paura. Tutti ci siamo poi accovacciati al fianco di queste tre anime, condividendo il loro dolore, e amorevolmente accompagnandole verso la morte, aiutarle a morire in pace. La netta sensazione che tutti abbiamo avuto, spettatori e rappresentanti, che dietro ad ogni agire, anche nella rabbia, vi è un amore soffocato.

Nella seconda mimesi abbiamo messo in scena due campi di forza, uno maschile ed uno femminile, ove la femmina, in più riprese, provoca il maschio, che anzi si ritrae; percepiamo che il maschio contiene un qualcosa che non gli permette di entrare nel suo ruolo e di condividere la sua vita con altri, come avesse una voce interna “io non posso, io non merito”. Mettiamo in scena la sua disperazione, ma poco cambia. Invito allora il richiedente a collocarsi davanti a questo maschio e dirgli “stai tranquillo … ora finalmente ti vedo“, quasi come sorreggerlo dal peso del suo senso di colpa che lo ha portato alla impossibilità ad agire; qui qualcosa si muove, gli occhi del maschio si modificano, e il richiedente inizia spontaneamente a descrivere un suo Antenato orfano di entrambi i genitori, aggressivo e violento, pesantemente giudicato dai vari parenti. Tutti abbiamo la sensazione, che forse, il maschio rappresentato è l’anima di tale Antenato, con tutta la sua vergogna, fermo e immobile. Alla fine, il rappresentante e il maschio si abbracciano, e il rappresentante spontaneamente abbraccia il maschio come fosse un suo figlio, lo accoglie nelle sue braccia e le accarezza il capo; alla fine della mimesi commentiamo questo movimento estremamente romantico: il richiedente per un attimo, si è trasformato in genitore del campo di forza maschile, ossia ha riempito il vuoto che c’era tra questo suo Antenato e i suoi genitori biologici, ossia è emerso il movimento mancate affinché questo Antenato potesse morire in pace (il movimento mancato tra un genitore e il figlio, che verrà ripetuto nella vita).

Grazie alla scuola di formazione, abbiamo imparato ad osservare con estrema attenzione questi movimenti, dandogli il giusto peso e comprendendo la miriade di informazione che essi contengono. Dietro ad ogni gesto, c’è sempre una richiesta di attenzione e di affettività.

Un augurio di buona giornata a tutti, e al prossimo incontro.
Dott. Andrea Penna”

Corso di formazione, fine della prima edizione

Salve a tutti, il 17, 18 e 19 ottobre 2025, metteremo in atto il 9° Modulo di formazione delle “MIMESI della mia Vita”, dedicato a chi lavora come operatore nella medicina e a chi vuole ampliare e affrontare il proprio emotivo, come crescita personale; affronteremo l’annoso argomento di COME COLLOCARCI EMOTIVAMENTE DAVANTI AL NOSTRO PAZIENTE (il termine Mimesi è stato prelevato dalla Poetica di Aristotele, è un termine greco che significa: rappresentare un evento realmente accaduto, che è poi ciò che accade nelle costellazioni familiari).

Quando si vuole lavorare, non solamente nel fisico, ma principalmente nelle emotività di una persona, come nelle Costellazioni Sistemi Familiari di Hellinger o nelle Mimesi, è fondamentale l’intenzione e lo stato mentale dell’operatore. Nella scuola di Mimesi ripetiamo in continuazione che il movimento va dove l’operatore guarda. Maggiore dunque è il raggio mentale di chi opera, senza aspettative e senza formule, e più informazioni appariranno nel movimento spontaneo delle emotività messe in scena, e dunque, il movimento sarà maggiormente penetrante nell’anima del richiedente. La tecnica consiste infatti nel mettere il più possibile a proprio agio l’anima e l’emotività del richiedente, affinché essa possa manifestarsi in tutto ciò che contiene; permetterle di essere e mimare ogni suo contenuto, e noi, restare osservatori affascinati dallo spettacolo che appare ai nostri occhi, come in un teatro.

Hellinger soleva insegnare che il significato profondo delle costellazioni, ossia di tali metodi terapeutici, è aiutare il sistema a riprendere il suo cammino, il suo destino; ma al tempo stesso, è fondamentale che l’operatore non agisca mai direttamente sul destino del richiedente, ma sappia restare senza intenzioni, senza aspettative e soprattutto senza giudizio, ne morale ne etico.

Questo spiega il perché Hellinger cambiò più volte la tecnica nel corso degli anni, proprio per non cadere in tale trappola, ossia di manipolare involontariamente il destino dell’altro.

In questi tre giorni, presso la Cascina Valgomio, ci cimenteremo in esercizi in gruppo, proprio per penetrare in tale stato mentale, mettendo in scena il rapporto tra noi e l’emotività dei nostri pazienti, tra noi e i nostri consanguinei, tra noi e la nostra professionalità. Metteremo in atto, a scopo di ricerca, simulazioni di casi clinici, che realizzeremo e commenteremo insieme.

Come soleva dire San Francesco, in questo momento storico di pazzia cosmica, che la pace interiore sia in noi tutti.

Report della serata mimesi di giovedì 11 settembre 2025

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ECCO A VOI UN REPORT DELLA SERATA DI MIMESI PRESSO IL CENTRO TEBE, GIOVEDI’ 11 SETTEMBRE 2025:

TRACCIA DEGLI ARGOMENTI TRATTATI:

  • il ruolo del Padre;
  • la Rabbia all’interno del nucleo familiare;
  • il rapporto Uomo e Donna;
  • ogni elemento del nucleo familiare deve seguire il proprio Destino, il proprio Ruolo o prestare fede ad una gerarchia?

Salve a tutti, giovedì 11 settembre abbiamo riaperto le porte alle nostre serate di mimesi dopo la pausa estiva. Ad ogni nostro incontro, ne approfittiamo non solo per mettere in scena le mimesi dei richiedenti, ma anche per affrontare argomenti, utili per tutti, sulle varie dinamiche familiari nella vita quotidiana.

Questo giovedì, dopo una mimesi sul rapporto tra un padre e suo figlio maschio, abbiamo colto l’occasione per riflettere sulla figura e il ruolo del Padre in base a ciò che emerge nelle mimesi.

Nella mia esperienza, sia come medico e sia come costellatore, ho compreso che è fondamentale, all’interno dei nuclei familiari, saper mettere in luce e rispettare i ruoli e il destino di ogni componente. La bravura del terapeuta è cercare di rimanere il più possibile senza aspettative, senza giudizio e soprattutto senza regole. Nel momento in cui, come terapeuti, applichiamo delle regole o delle aspettative alla mimesi che sta emergendo, la blocchiamo in ogni sua possibilità di evoluzione.

Partendo da questo presupposto abbiamo, per mezzo di esercizi, messo in scena il movimento spontaneo tra la figura del padre e della madre e dei figli. Tutti noi sappiamo che ogni generazione eredita inevitabilmente il piano emotivo delle generazioni precedenti: invidie, rabbie, paure, sensi di colpa, violenze … dunque abbiamo messo in scena anche l’elemento di disturbo emotivo o segreto di famiglia. Il nostro intento era verificare chi, più di tutti, si sarebbe fatto carico di tale peso: i figli? il padre? la madre? Quando si lavoro a livello spirituale, appaiono movimenti completamente differenti rispetto all’apparente morale ed etica che ci viene insegnata. Nel piano energetico puro non esistono più carnefici e vittime; ogni elemento assume un proprio ruolo e ha una sua propria dignità di esistere; se non applichiamo aspettative ma anzi aspettiamo che il tutto emerga senza regole, emerge sempre ciò che era prima dell’evento traumatico, tutto appare come ordinato e sensato, quasi ineluttabile; tutti i personaggi appaiono giusti nel loro ruolo di esistere, così come sono. In questo esercizio è apparsa la forza YANG del maschio padre, che si sacrifica per i figli e la compagna.

Nelle mimesi dunque compare il movimento spirituale (per dirlo con le parole di Hellinger) o energetico del campo di forma del nucleo familiare, non compare il movimento oggettivo materiale tra gli elementi.

Su richiesta abbiamo provato inoltre a mettere in scena la violenza sessuale. Mettiamo in scena il padre, la madre, i figli e la violenza. La violenza guarda i figli e avanza, il padre si colloca come scudo tra i figli e la violenza, difende il territorio e la prole; la madre si allontana; avviene il contatto tra la violenza e il padre, si abbracciano e il padre cade al suolo. Questo movimento l’ho visto più volte alle giornate di lavoro con Hellinger, e più volte è comparsa nelle mie mimesi. E’ una danza che si instaura tra il padre e la violenza, la quale violenza può derivare sia dalla famiglia paterna e sia dalla famiglia materna, in ogni caso essa viene “raccolta” dal padre, ossia il parte assorbe il ruolo della violenza e la fa propria. La violenza sessuale in realtà rappresenta già una vittima che chiede vendetta, sangue chiede sangue, qualcuno deve pagare e ripercorrere quella strada; chi lo fa, lo fa per tutti.

Più volte ho provato, durante i vari moduli della scuola, a far dire ai figli coinvolti guardando la violenza: “scusa, ora finalmente vedo la tua sofferenza, fai ciò per cui sei venuto”. Questa frase ha un impatto fortissimo e ferma la violenza, spesso essa cade a terra o arretra, quasi come avesse ottenuto ciò che voleva: essere vista e rispettata nel suo dolore. La figura del padre diventa colui che si assume il ruolo di “irretito”, pagando lui e liberando gli altri elementi dal terribile ruolo; se il padre viene onorato nel suo sacrificio viene interrotta la coercizione al ripetersi delle violenze. In questo caso la madre non ha ruolo, come detto si allontana; spesso questo movimento manifesta che forse già la madre aveva subito la stessa violenza e dunque, ci troviamo davanti ad una catena di misfatti.

Le mimesi, ho compreso nel tempo, mettono in luce il piano del campo psichico che ci guida dall’alto, non riproducono banalmente ciò che è avvenuto, riproducono il piano emotivo che guida il sistema, quello che Hellinger nei suoi libri chiama coscienza spirituale. All’interno di tale campo o coscienza allargata, tutto diventa giusto così come appare, tutto entra nella filogenesi del gruppo a cui apparteniamo, senza tempo.

Ansia e Depressione, visti e ragionati secondo le mimesi e la Medicina Tradizionale Cinese.

Dalla CONFERENZA a CUORGNÉ del 5 aprile 2024

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A cura di Andrea Penna – Medico Chirurgo

Salve a tutti ieri a Cuorgné, presso la sede del centro “Sentieri di Stelle”, abbiamo affrontato, e ragionato insieme al pubblico, due argomenti particolari che purtroppo, da dopo il covid, si son slatentizzati in molte persone: l’ansia e la depressione.

Nella conferenza ho provato a descrivere tali sintomi, non solo come fenomeni comportamentali, ma analizzarli il più possibile nella loro origine e come poterli affrontare. Come mezzo diagnostico interpretativo, in questi ultimi anni stanno facendo la parte del leone le costellazioni familiari sistemiche e le mimesi. Tali tecniche ci permettono di mettere in luce le cause predisponenti che possono, precocemente o negli anni, indurre la comparsa di tali sintomi.

Quando si prova a mettere in scena sia l’ansia e sia la depressione, nelle costellazioni o nelle mimesi, emerge sempre negli Antenati un movimento anomalo tra la figura del Padre e i Figli, che determinerà nei discendenti una alterata immagine della figura maschile, soprattutto del ruolo del Padre, emerge ossia un comportamento riflesso postumo di eccesso di difesa e timore verso la figura del Padre.

Per comprendere meglio tale fenomeno ci viene utile la Medicina Tradizionale Cinese. Secondo tale metodica terapeutica, sono gli organi che pensano, che modulano il nostro comportamento. Questo spiega perché, molti dei nostri comportamenti ripetitivi caratteriali, non li possiamo modificare col ragionamento; essi derivano da una sofferenza viscerale profonda, che si impone ad ogni nostro tentativo di auto controllo. Sempre secondo tale medicina il concetto di equilibrio è espresso nel corretto rapporto ed espressione delle due forze: maschile detta Yang e femminile detta Yin. Si evince pertanto che, la non corretta percezione di uno dei due genitori, predispone ad una disarmonia organica e comportamentale.

Nel caso dell’ANSIA gli organi coinvolti sono lo stomaco e il colon, entrambi due organi collegati alla figura della madre. Nelle costellazioni e nelle mimesi, emerge sempre un movimento determinante: la persona ansiosa tende a mettersi a fianco della madre per proteggerla nei confronti principalmente della figura del Padre e/o dei fratelli o sorelle, a volte, per proteggerla da elementi della famiglia di origine della Madre.

Nel caso della DEPRESSIONE gli organi coinvolti sono il fegato e il polmone; il fegato è collegato alla figura paterna e il polmone è collegato alla figura materna. Quando mettiamo in scena tale sintomo emergono due movimenti: il primo evidenzia un contrasto rabbioso tra la figura del Padre e i Figli; il secondo è la retroazione della figura della madre, ossia la Madre non interviene a difesa dei figli. Le mimesi ci stanno aiutando a comprendere che, tutti noi maschi o femmine, viviamo in funzione del rapporto viscerale con l’utero di nostra Madre, dalla vita intra uterina sino all’età adulta, tutti noi, viviamo in funzione della Madre. Quindi tutti i figli, maschi o femmine, istintivamente difenderanno sempre la madre a discapito del Padre o di qualsiasi altra figura. Questo doppio movimento crea nella discendenza una distonia comportamentale, poiché il figlio non ottiene la giusta compensazione, che è l’approvazione della Madre. Perde ossia lo stimolo al combattimento, che è tipico della depressione: la perdita di motivazione nella vita.

Grazie alla sinergia di tecniche differenti, stiamo sempre più entrando nei meandri della biologia comportamentale. Stiamo sempre più affinando come meglio agire e quali medicinali o terapie in gruppo utilizzare per aiutare tali persone a essere maggiormente in equilibrio e rinforzare la loro resilienza.

Infatti io ormai, da anni, associo le mimesi a medicinali naturali. Per mezzo della mimesi riattivo l’eventuale blocco emotivo registrato nella mente delle persone, aiutandole a reintegrarsi amorevolmente con le figure paterne e materne dei suoi predecessori e, per mezzo di medicinali naturali, riattivo l’omeostasi dei vari organi coinvolti emotivamente. Si ottiene così un risultato più duraturo nel tempo, più profondo, più viscerale.

Andrea Penna

Le Mimesi modificano il processo evolutivo di dette patologie

Nella mia esperienza di medico ho preso atto che, soprattutto nelle patologie croniche di qualunque natura, psichiche od organiche, attuare una terapia medica e/o chirurgica associata ad una tecnica simil costellazioni familiari, mimesi o gioco dei ruoli in gruppo, amplifica nettamente la prognosi del quadro clinico e modifica il processo evolutivo di dette patologie.
Tutti noi conteniamo una struttura genetica, che in parte ci predispone verso processi comportamentali o metabolici più o meno vincolanti. Tale processo viene decodificato col termine di “predisposizione genetica”. Dall’avvento della decodificazione del nostro patrimonio genetico umano (DNA) avvenuto nel 2.000, oggi sappiamo che esiste un altro processo che viene decodificato col termine “epigenetica”. Tale processo determina e facilita l’attivazione o la non attivazione di determinati settori del nostro DNA e viene influenzato dall’ambiente e dal nostro stile di vita oggettivo ed emotivo. Qui è dove tali tecniche di gruppo possono intervenire, ossia modificando o facilitando l’attivazione o no di parte del nostro DNA, e quindi possono variare la nostra predisposizione verso determinate patologie organiche o comportamentali. 
L’epigenetica oggi viene anche descritta, da molti autori, e anche da me in base alla mia esperienza, come il nostro patrimonio emotivo ereditato dai nostri Antenati. È un sotterfugio di Madre Natura per aiutarci a non perdere le esperienze vissute e poterle donare in eredità ai nostri discendenti. Con la genetica ereditiamo una predisposizione organica, con l’epigenetica ereditiamo una predisposizione emotiva comportamentale.
Le mimesi o costellazioni familiari in gruppo, creano un campo morfico, all’interno del quale noi possiamo, come entrassimo in una finestra spazio temporale, vedere, percepire, elaborare emotivamente un qualcosa che è dentro di noi, che fa parte della nostra epigenetica, che abbiamo ereditato amorevolmente dai nostri Antenati.
Tutto ciò che avviene in natura è sempre una richiesta di “voglia di vivere” e di richiesta di “attenzione”.

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