25° Convegno Internazionale di Ricerche Parapsichiche e Bioenergetiche

Il Dr. Andrea Penna, nell’ambito del 25° Convegno Internazionale di Ricerche  Parapsichiche e Bioenergetiche ha tenuto una conferenza sul tema “La memoria emotiva: il rapporto tra emozioni e azioni“.

 

Mini relazione degli argomenti trattati.

Nel mese di aprile 2019 son stato invitato come relatore al 25° Convegno

Internazionale “L’Uomo Multimediale, oltre i confini della mente”, tenutosi a Montesilvano; esperienza bellissima e interessante, coinvolgente; ho conosciuto persone emotivamente orgogliose delle lororicerche e del loro lavoro, dei loro manoscritti. L’artefice del tutto è Nicola Cutolo, uomo poliedrico, che ringrazio pubblicamente per tutto ciò che realizza e ringrazio anche tutte le Persone che costantemente collaborano con Lui e

lo aiutano nell’organizzazione.

Ho partecipato all’evento attivamente come uno dei tanti relatori, affrontando come tematica “La Memoria Emotiva; il rapporto tra emozioni e azioni“. Ho descritto in parte il mio lavoro, l’esperienza che sto acquisendo per mezzo delle Mimesi, una tecnica che ci permette di mettere in scena le emozioni dei nostri Antenati e le forze che hanno guidato loro e noi, che sono dentro di noi e poterle vedere e interagire con esse. Il confine tra Noi e i nostri Antenati non esiste, è il principio della non localizzazione, del poter essere come informazione ovunque. Fisicamente, col nostro corpo, siamo qui, nel oggi. Come informazione siamo ovunque; eravamo già nei nostri Antenati. I nostri Antenati erano fisicamente nel passato, ma la loro informazione è anche in noi; chi siamo dunque Noi? Un insieme romantico di informazioni, che biologicamente possiamo chiamare emozioni. Le emozioni sono un ologramma che contiene attimi di vita, informazioni, eventi e tutto quello che il nostro sapere e fantasie vuole collocare. Nella conferenza ho descritto dunque due mondi: il mondo reale o mondo della fisica, ciò che possiamo indicare con un dito, come diceva Aristotele, e un mondo emotivo o mondo della metafisica, ciò che possiamo descrivere ma non indicare. Il mondo della fisica è ciò che emotivamente noi abbiamo e continiamo a provare direttamente con i miei Genitori; è ciò che noi definiamo razionalmente l’oggi, il qui ed ora, Il mondo della metafisica, della spiritualità, della religione è tutto ciò che è stato emotivamente provato prima di noi da Altri e che si perde nella notte dei tempi, che percepiamo come facente parte di me, ma non riesciamo a misurare e ponderare, è una sensazione o percezione metafisica, filosofica.

Ecco l’immagine da me proiettata durante la conferenza.

Si vedono i due mondi o i nostri due modi di vedere il mondo: a sinistra l’aspetto fisico oggettivo, razionale, ciò che possiamo toccare e misurare direttamente (il rapporto tra noi e i nostri genitori); a destra la percezione metafisica o filosofica delle cose (l’eredità di tutte le emozioni di chi è vissuto prima di noi), ciò che non possiamo misurare ma solo percepire e descrive come interpretazione del mondo.

Dr. Andrea Penna

La mimesi della mia vita e la scoperta dei gemelli scomparsi.

Scritto da Marika Tufani (Dott.ssa in Scienze e tecniche psicologiche).

“Ho cercato la mia anima, ma la mia anima non l’ho potuta vedere.
Ho cercato il mio Dio, ma il mio Dio non sono riuscito ad afferrarlo.
Ho cercato il mio fratello e ho trovato tutti e tre.” (F. Thompson)

E così è stato. Una ricerca continua della mia anima, del mio valore, del mio senso della vita, del mio compito su questa Terra così sconosciuta, così spaventosa, così spaventante. Una ricerca iniziata inconsapevolmente in un tempo lontano, quando nulla sembrava acquisire un significato ai miei occhi, che non sapevano dove guardare, che non riuscivano a rivedersi in nessun altro sguardo incontrato, in cerca di tante risposte, ma rovando solo ulteriori domande.
Allora ho cambiato il fine della mia ricerca, ho iniziato a cercare Dio. Un Dio così potente da fare a tratti paura e allo stesso tempo da essere a tratti l’unica speranza. A volte il capo espiatorio di tutte le sofferenze, a volte l’unico sollievo che possa donarti un effimero sorriso, confidando nel suo buon cuore, confidando nella sua provvidenza. Un Dio così potente da essere inafferrabile, insolubile, irraggiungibile. Nuovamente in cerca di tante risposte, nuovamente trovando solo ulteriori domande.
Una ricerca continua costellata di dubbi, di incertezze, di insicurezze, di terribili paure di non arrivare mai a una fine, di non trovare mai la pace. Paura di soffrire, paura di non trovare la serenità, se non solo a piccoli tratti. Un cammino lungo accompagnato solo dalla solitudine. Una solitudine profonda di quelle che ti trafiggono il cuore, che sembrano non terminare mai. Una solitudine che non ti accompagna ma che ti assilla, ti travolge, ti impedisce di poter credere di sentirti meglio prima o poi, di poter essere diversa, capace, adeguata, viva.
La testa non pensa.
Il corpo non sente.
Completamente persa nel buio, dove l’unico pensiero costante è la paura di essere abbandonati, di non essere ricordati, di non essere riconosciuti, di finire in un oblio eterno dal quale risorgere è impensabile, è impossibile.
Un buio impenetrabile fino a quel giorno, quando per la prima volta ho aperto gli occhi e all’improvviso una luce è comparsa davanti a me. Prima piccola, debole, quasi impercettibile eppure inspiegabilmente evidente. Una luce che improvvisamente mi ha mostrato te, mi ha mostrato voi, la vostra presenza, il vostro esistere. L’unico sguardo in cui mi sia mai riconosciuta, l’unico abbraccio in cui mi sia mai ritrovata. Tu unico essere invisibile ma così concreto, così presente, così uguale a me. Il pezzo mancante del mio puzzle, l’appoggio mancante sulla mia strada. Un posto sicuro sempre presente, sempre al mio fianco al quale tornare per avere ristoro, per ritrovare le forze, per ricaricare le energie.
Oggi lo so, ora lo so, che ci siete e che non mi abbandonerete mai. Voi sempre vicino a me, fratello e sorella miei, per sorreggermi, per incoraggiarmi, per non essere da oggi in avanti mai più sola, per sempre insieme.
Una sola anima con la forza di tre, un solo Dio, che per mezzo di me ha dato la vita anche a voi, fantastiche repliche mie, fondamentali parti di me.
Una nuova vita mi si è spalancata davanti, fatta di coraggio, di forza, di autostima, di amore per il mio essere che comprende anche voi, inevitabilmente, da sempre, da oggi e per il futuro, in ogni istante.
Questa è stata la scoperta dei miei gemelli, di voi, degli altri me, che l’unico desiderio che possedevano era di essere visti, riconosciuti, ritrovati. Ora capisco che la mia paura era in realtà la vostra, che il mio buio era in realtà il vostro, che la mia solitudine era in realtà la vostra. Solo che le percepivo io, le vivevo io, perché fra me e voi differenza non c’è, io, semplice respiro per la vostra voce. Era necessario permettere a voi di trovare la pace per poterla vivere io.
E così è stato…
Ho trovato i miei fratelli ed ho trovato tutti e tre.

La mimesi della mia vita: una nuova tecnica terapeutica per vedere e agire nel nostro tempo e nel nostro spazio.

Scritto da Stefania Farolfi (Naturopata, Life Coach) e Marika Tufani (Dott.ssa in Scienze e tecniche psicologiche).

Il Dr. Andrea Penna (medico chirurgo, omeopata e ricercatore) da quest’anno ha introdotto una nuova tecnica terapeutica, fondata sulla sua trentennale esperienza clinico/medica e la parallela esperienza sulle costellazioni famigliari sistemiche derivanti da Bert Hellinger (vedi articolo precedente).

La mimesi della mia vita si fonda su due punti essenziali: il mito, ovvero l’evento immutabile, così com’è avvenuto, e il rito, cioè un momento di nostro intervento, per integrare il nostro vissuto con quello dei nostri antenati, maturando comprensione e consapevolezza delle nostre origini. Con questo nuovo approccio, il Dr. Penna pone l’attenzione non più sul ruolo, che noi possiamo giudicare giusto o sbagliato, di un nostro consanguineo (madre, padre, fratelli, sorelle, zii, nonni, …), bensì sull’evento accaduto, senza porre giudizio, senza tentare di cambiarlo, osservandolo semplicemente nel suo svolgersi. Il mito è un qualcosa che riguarda un evento accaduto e che pertanto non può essere soggetto a cambiamento. Dunque noi non possiamo fare altro che rimanere spettatori, approvandolo e onorandolo tramite il rito. Il vero atto terapeutico è, infatti, trasformare tutti i protagonisti di tale evento in eroi. Per intenderci come avveniva nel teatro greco, in cui era possibile inscenare la tragedia, solo grazie alla presenza di “un buono e di un cattivo”, dove ognuno svolgeva il proprio ruolo, permettendo così la realizzazione di quell’evento o racconto. Non è quindi possibile porre un atto di giudizio sugli attori che hanno dovuto dar vita al loro personaggio.

La domanda che possiamo porci è: “Qual è il filo conduttore tra noi e ‘gli eroi’ che ci hanno preceduto?”

Riflettendo su tutto ciò, gli ‘eroi che ci hanno preceduto’, cioè gli attori della tragedia, diventano i nostri consanguinei e noi diventiamo il pubblico (spettatori) dell’evento. Il filo conduttore quindi, spiegandolo in riferimento alle scoperte più recenti della fisica quantistica, prende il nome di entanglement. L’entanglement significa letteralmente “intreccio” e descrive il legame presente fra due particelle elementari di materia, in cui inducendo una modifica nella prima, inevitabilmente ed istantaneamente la stessa modifica si verifica anche nella seconda. Si può quindi facilmente presupporre che se questo avviene fra due particelle elementari di materia restate in contatto per alcuni secondi, lo stesso accada fra consanguinei con i quali si condivide un intero corredo genetico ed emotivo. Ecco allora che giudicando l’agire dei nostri parenti e antenati, inevitabilmente ed istantaneamente, giudichiamo anche il nostro agire, ricreando l’irretimento e le tensioni, come un copia in colla, di ciò che è avvenuto in passato, non ponendo in questo modo mai fine alla “tragedia”. La mimesi della mia vita mediante il rito permette di chiudere con il passato, riconoscendo il diritto a tutti coloro che ci hanno preceduto, di aver agito come hanno agito, trasformandoli così nei nostri eroi. In breve tempo si allentano le tensioni e si facilita l’acquisizione e l’interiorizzazione delle informazioni che questi eventi trasportano, da generazioni in generazioni, per dar forza evolutiva al sistema di cui noi oggi siamo i porta voce.

La mimesi della mia vita è allora un nuovo modo di vedere, percepire e comprendere amorevolmente il sistema famigliare e la nostra vita, per acquisire un nuovo agire ricco di forza vitale e propositiva.
Buona mimesi della mia vita a tutti voi.

Mimesi, costellazioni familiari – Come funzionano? | Radio Visione Alchemica

Ascolta “MIMESI, COSTELLAZIONI FAMILIARI – COME FUNZIONANO? con il DOTT. ANDREA PENNA”

Ogni forma di separazione, sentimentale o per un lutto, è apparentemente non solo perdere qualcosa, ma è rivivere una paura che inevitabilmente ci porta a uno stato di ansia difficile da gestire. A volte siamo apparentemente come programmati a vivere e rivivere tutto ciò. Entriamo dentro un qualcosa per poi rivivere il momento della separazione, la paura della separazione, quasi come se l’andassimo a cercare, quasi desiderare. Un movimento melanconico come già lo intuì nel 1915 lo stesso Freud; essere in uno stato permanente di separazione patologica verso ogni cosa. Ogni nuova separazione è rientrare in quel binario. Argomento senz’altro interessante che ci sarà illustrato dal Dott.Penna in questa serata dedicata alle Mimesi/Costellazioni familiari, la nuova tecnica terapeutica nella sua modalità di esecuzione e del come agisce dentro e intorno a noi.

Comprendere o giudicare?

SERATE DI APPROFONDIMENTO CON ESERCIZI PRATICI

Stefania Farolfi (naturopata e life coach) e Marika Tufani (dott.ssa in Scienze e Tecniche Psicologiche).

Lo sapevi che ognuno di noi ha un ruolo soggettivamente specifico nel proprio gruppo di appartenenza?

Quanto può essere importante conoscere quella linea sottile di confine che esiste tra il ruolo dei genitori (padre/made, nonni) e quello dei figli (fratelli/sorelle/fratellastri/sorellastre)?

Quando si diventa adulti può essere utile avere coscienza di quello che è stato il proprio ruolo da figlio/a per poter vedere e riconoscere (onorare) il ruolo di chi in quel momento era la madre e il padre “di turno”.

Durante gli ESERCIZI PRATICI, il Dr. Andrea Penna invita i partecipanti a comprendere il ruolo della madre, del padre e del figlio/a.

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Cosa significa diventare davvero adulti?

SERATE DI APPROFONDIMENTO CON ESERCIZI PRATICI

Stefania Farolfi (naturopata e life coach) e Marika Tufani (dott.ssa in Scienze e Tecniche Psicologiche).

Il tema del divenire adulti e responsabili è un argomento che interessa ognuno di noi, soprattuto dal momento in cui verso i 25/30 anni ci accingiamo alla realizzazione lavorativa e a creare una famiglia, affrontando le varie circostanze della vita che ci mettono sovente a dura prova.

Ti è mai capitato di avere problemi con tua moglie, con tuo marito, con i tuoi figli, con i tuoi fratelli/sorelle, con i tuoi genitori, con i tuoi colleghi, con il tuo capo o con le tue amicizie? Per non parlare poi dei problemi con il lavoro, il denaro o con la salute?

Tutto origina da un movimento interno, generato da forze o dinamiche di cui non abbiamo consapevolezza, in quanto non siamo stati educati a considerare questo aspetto personale che in realtà è alla base del nostro agire, dei nostri comportamenti.

Esistono diverse metodiche e strategie per scoprire quali risposte e soluzioni siano davvero funzionali. Tra queste le costellazioni famigliari, che in base alla mia esperienza da naturopata, rappresentano la chiave di svolta (un passe-par-tout). Il Dr. Andrea Penna (medico, omeopata e ricercatore) durante la serata di ESERCIZI PRATICI ha evidenziato con estrema chiarezza la dinamica e l’imprinting iniziale che intercorre tra figlio/a e genitori, sottolineando la differenza evidente (creatrice in un certo senso di un habitus vitae) tra il principio di moralità e l’istinto.

Che cos’è l’imprinting?

L’imprinting è la forma di apprendimento che registra il bambino fin dal concepimento ed avviene in due modalità: la prima durante i 9 mesi di gravidanza con un tipo di format e la seconda dalla nascita in poi con altri format. Quando il bambino è nell’utero della mamma (epoca infantile) è un corpo unico con essa, è letteralmente un organo della madre e come tale si percepisce. Come ogni altro organo egli si gestisce in funzione dell’attività fisiologica corporea della madre adattandosi e contribuendo
all’omeostasi. Dunque, l’embrione percepisce non solo le informazioni necessarie al proprio sviluppo ma anche l’emotività ereditata a sua volta e generata dal vissuto personale della madre stessa.

Quando il bambino nasce continua, fino all’età di 5/6 anni circa, a percepire, vivere e vedere il mondo circostante (contesto famigliare, educativo, sociale e culturale), in funzione della mamma, elaborando tali informazioni sulla base di ciò che ha lui stesso giudicato, ritenuto come giusto o sbagliato per sua madre.

Quando si diventa adulti, biologicamente si cambia. Cambia quindi anche il modo di ragionare e di affrontare la vita; così si tende a percepire e osservare più in funzione del padre, sviluppando man mano una responsabilità personale (epoca adulta). Questo però, diventa davvero possibile solo se si inizia a maturare una comprensione degli eventi (di ciò che è stato, di ciò che è), diventando fieri di essere i figli/e dei propri genitori, sospendendo l’atto del giudicare e maturando la volontà del permettere di far accadere ciò che è accaduto, di accettare il fatto che nella vita si possa sbagliare e andare avanti, vivendo con gratitudine.

Per intenderci, possiamo far riferimento al significato analogico espresso nel film Matrix.
Neo, l’eletto, interpretato da Keanu Reeves, decide di scoprire cosa sia “matrix” e dopo aver preso la pillola rossa si risveglia all’interno di un utero artificiale, ritrovandosi poi immediatamente catapultato in una realtà oggettiva completamente diversa e nuova rispetto a quella che era convinto che fosse davvero. Nel film, “matrix” rappresenta una realtà surreale, un po’ come quella che si percepisce da bambini, in quanto si vede la vita attraverso gli occhi della madre, come se si fosse all’interno dell’utero artificiale rappresentato nel film. La scena in cui Neo viene espulso dall’utero artificiale, catapultato nella realtà oggettiva e costretto a “risvegliarsi” guardando tutto ciò che lo circonda con nuovi occhi, rappresenta la presa di coscienza, cioè l’inizio dell’epoca adulta, in cui non si è più bambini, in quanto cambia il modo di percepire e vedere la vita (o almeno dovrebbe), poiché biologicamente si sviluppa la propensione a diventare futuri genitori, autonomi e responsabili per salvaguardare la specie umana e la sua evoluzione.

L’epoca adulta si realizza tra i 25/100 anni e la domanda che dobbiamo iniziare a farci è: quanto effettivamente riusciamo ad ottemperare questa maturità che dovrebbe in teoria avvenire spontaneamente? Come mai la stragrande maggioranza di persone ha difficoltà a riconoscersi nel ruolo di un adulto o di un genitore, ostentando spesso in comportamenti ancora infantili o da Peter Pan, esprimendo quindi forme di dipendenza, di immaturità, di possessività, di dissociazione e di poca consapevolezza?

Diventare adulti significa riconoscere e onorare il ruolo dei propri genitori, smettendo di giudicare il loro operato, sfatando le rabbie e comprendendo il loro vissuto: il loro agire è stato il meglio che potessero fare e permetterci di assomigliarli (in quanto al loro posto avremmo fatto uguale) sicuramente è l’atto di coscienza che ci aiuterà a diventare davvero adulti, responsabili, aumentando così il nostro libero arbitrio. E come si può fare? Le costellazioni famigliari, mediante il gioco dei ruoli, sono di notevole aiuto per arrivare a comprendere e percepire quanto scritto.

Con gratitudine

Comprendere ed affrontare le circostanze nella nostra vita di relazione

UN RITO: SCRIVI, RILEGGI E BRUCIA

Scritto da Stefania Farolfi (naturopata).

L’esistenza è un enigma a cui l’uomo stesso reagisce cercando risposte, ma che non sono mai definitive ed esaustive, inducendolo così a ricercarne ancora altre.
Gli uomini, fin dalla notte dei tempi, hanno fatto di tutto per conoscere e capire se stessi e l’ambiente circostante.

Nell’evolversi, durante l’avvicendarsi delle varie epoche, l’uomo ha sperimentato, ricercato, studiato e inventato, in ogni ambito e in ogni aspetto che lo riguardasse, per garantire la sopravvivenza della specie e la sua evoluzione e in tutto questo c’è sempre stato un elemento discriminante che lo ha accompagnato: il rito.

Il rito (o rituale) è un qualcosa di ancestrale che l’essere umano da sempre applica, anche inconsapevolmente, soprattutto in quei momenti di vita in cui si trova smarrito, in difficoltà e ha bisogno di ritrovarsi, di avere fiducia, di sperare.

“Scrivi, rileggi e brucia”, il secondo libro scritto dal Dr. Andrea Penna (medico, omeopata e ricercatore), spiega e descrive le modalità per riuscire a comprendere ed affrontare le circostanze della vita che ci coinvolgono, specialmente nelle relazioni famigliari, mediante l’utilizzo e la ripetizione di mantra specifici ricollegati a modus operandi ritualistici.

Il libro ha lo scopo di aiutare e guidare i lettori, educandoli e formandoli ad avvicinarsi agli eventi in cui vengono coinvolti con i propri famigliari (rapporto genitori/figli), per affrontarli in modo da iniziare a distinguere la differenza esistente tra un approccio fatto di regole e un approccio mediante un dialogo empatico. Così, entra in gioco il rito, in quanto appartiene alla nostra parte più antica, ancestrale che comunica con l’inconscio, in cui risiede la nostra emotività, permettendoci di abbassare le barriere dettate dalla parte razionale (conscia) che cerca di tenere tutto sotto controllo, mediante regole a volte un po’ troppo assolutistiche e/o estremiste. Creare un dialogo empatico con i nostri famigliari (genitori o figli o coniugi), significa comprendere emotivamente il loro vissuto, le loro scelte, le loro difficoltà.

Il Dr. Andrea Penna sottolinea come il dialogo tra genitori e figli (e viceversa) sia direttamente proporzionale a quanto i genitori riescano a rivedersi nella loro infanzia, così come il dialogo tra figli diventati adulti e i loro genitori sia direttamente proporzionale a quanto da adulti i figli riconoscano una similitudine di percorso realizzato, considerando riflessioni, paure e aspettative dei genitori verso di loro e loro volta dei figli diventati adulti verso i propri figli.

Per capire meglio che cosa si intende, ti invito a leggere e rileggere più volte il capitolo 2 pagina 53, in cui spiega la funzionalità dei neuroni specchio.

Secondo me è importante leggere questo capitolo, perché dà una visione chiara e concreta di quale sia la nostra realtà biologica e di come sia influente sul nostro modo di comunicare. Noi abbiamo solo la responsabilità di prenderne atto, astenendoci dall’immediato giudizio e iniziando a comprendere emotivamente i nostri genitori o figli o coniugi, per il fatto che tutti prima o poi siamo andati in difficoltà. Affrontare il dialogo solo secondo regole, ci porta a creare estremismi, stress isterico. Affrontare il dialogo creando empatia, quindi considerando il vissuto emotivo dell’altro, favorisce l’inizio di un nuovo legame, meno aggressivo e più morbido, aprendoci a nuovi orizzonti più funzionali.

“Scrivi, rileggi e brucia” è il libro con cui il Dr. Andrea Penna aiuta a togliere ogni responsabilità, insegnando una tecnica amorevole ed empatica: scrivere le nostre paure, aspettative, riflessioni, ricordi giovanili, rabbie mai sopite in una lettera indirizzata ai nostri genitori oppure ai nostri figli o fratelli o al nostro coniuge, che non spediremo mai e che a distanza di giorni o settimane, rileggeremo e bruceremo… anche questo un rito per ritrovare la via quando ci si sente smarriti.

Buona vita.

La MIMESI della mia vita, cos’e?

In questi anni ho introdotto modifiche sostanziali nella conduzione delle Costellazioni Sistemiche Familiari, create da Bert Hellinger. Tale mia nuova tecnica terapeutica la chiamerò Mimesi e racchiuderà in se più modelli terapeutici frutto della mia esperienza lavorativa.

LA MIMESI DELLA MIA VITA ®

Il termine MIMESI deriva dal greco e significa “imitazione di un evento realmente accaduto”. Aristotele lo ha utilizzato nella Poetica per descrivere come realizzare e differenziare i poemi o tragedie dalle commedie. Le commedie sono eventi creati dal poeta per divertimento o distrazione del pubblico. Le tragedie sono la realizzazione di un evento realmente accaduto e il carattere della tragedia dipende dall’intenzione dell’opera nel indurre un effetto catartico riflessivo e terapeutico sul pubblico. Il soggetto della tragedia non sono i personaggi, ma l’evento a cui loro danno vita. Ogni evento della vita dipende dal movimento di persone. Ogni persona della tragedia, qualunque ruolo abbia, diviene un eroe. L’abilità del poeta è rendere ogni personaggio eroe fondamentale nel dar vita all’evento.

La MIMESI dunque diviene la rappresentazione della nostra vita, ove ogni rappresentante dei nostri Antenati diventano eroi. Io, ognuno di noi, sono e siamo in funzione degli eventi realmente vissuti dai nostri Antenati. La nostra abilità sarà osservarli senza giudizio e alla fine dell’opera ringraziarli per il loro agire. La MIMESI si dividerà in due atti fondamentali. Nella prima parte vi sarò il MITO, ossia ciò che è immutabile, ciò che è così: sarà la realizzazione, per mezzo di movimenti spontanei da parte dei rappresentanti, degli eventi che hanno caratterizzato la vita dei nostri Antenati; tali movimenti sono immutabili, vanno accolti così come appaiono e vengono descritti. Nella seconda parte vi sarà il RITO, uno spazio/tempo ove possiamo intervenire, che sarà fondamentalmente un movimento di aggregazione tra noi e i nostri Antenati, un movimento di approvazione e empatia tra noi e loro, un mezzo per passare da una situazione difficile ad una migliore, integrare le loro memorie ed emozioni con le nostre.

Dalla mia esperienza, la MIMESI, e tutte le tecniche affini derivanti dalle Costellazioni o Psicodrammi, hanno un valore terapeutico nel momento in cui, durante il loro svolgere, noi manifestiamo ai vari rappresentanti delle Anime o memorie che conteniamo, la nostra approvazione e accettazione, mettendole dentro di noi in un luogo protetto. Ciò nel tempo indurrà in noi un nuovo equilibrio verso il loro e il nostro destino.

Andrea Penna

Proposte, ipotesi e argomenti di riflessione e ricerca per il 2018

Ciao a tutti,

entro dicembre dovrei mettere in calendario su questo sito i principali ARGOMENTI che vorrei affrontare con voi nelle conferenze presso l’Istituto Agnelli.

Pensavo di aggiornare l’argomento comunicazione tra Genitori e Figli e vita di relazione con i miei nuovi casi clinici.

Attualmente sto raccogliendo molto materiale per comprendere le basi biologiche dell’attacco di panico, della paura di morire e della paura che i nostri cari possano mancare, disturbo comportamentale sempre più frequente.

Ho lavorato molto anche in questi anni sulla modalità del condurre le costellazioni, o dinamiche di gruppo o psicodrammi. Sono reali riti in grado di modificare il nostro piano emotivo. Negli anni ho compreso che la loro efficacia terapeutica dipende dalla modalità e dall’intento con cui vengono messe in atto.

Affronterei anche questo argomento descrivendo le mie interpretazioni di approccio medico/uomo verso il paziente/uomo. Per mezzo di tali riti possiamo meglio comprendere l’agire dinamico del nostro mentale e del nostro corpo.

Metterei anche una serata sulle geopatie, descrivendo e spiegando cosa intendo con tale termine; essere e non essere legati al passato con tutte le sue implicazioni; tutti noi più o meno dedichiamo molta energia del nostro vivere al passato. Esiste un legame molto stretto tra patologie croniche e vivere nel passato.

Ultima informazione, pensavo di inserire nella settimana successiva alle conferenze una serata di esercizi e meditazioni attinente all’argomento affrontato nella conferenza.

Resto a vostra disposizione per idee e proposte, un cordiale saluto a tutti, Andrea.